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11 gennaio 2016

Hermann Hesse: Siddhartha



Ci sono libri che, per la loro bellezza, andrebbero letti almeno una volta nella vita. 
Libri che ti colpiscono al punto da volerli leggere un'altra volta, un'altra e ancora un'altra. 
Non ti saziano mai. Non ti stancano mai. 
Non importa se ormai quella storia la conosci a memoria, è talmente bella che sembra si riscriva volta per volta da sola.

Un libro che mi fa questo effetto è "Siddhartha" di Hermann Hesse.

È uno di quei libri che io definisco "ciliegie", in quanto ogni sua pagina tira l'altra e non ti permette di staccarti da esso. Lo divori, in men che non si dica. Un solo week end e tornerà sulle mensole a fare compagnia agli altri libri.

Hermann Hesse è stato un poeta, filosofo, aforista, scrittore e anche pittore tedesco. Vinse il Premio Nobel per la letteratura nel 1946. È un autore che si è fortemente interessato alla spiritualità, in particolare indù e buddista, e nel Siddharta questo suo interesse si respira a pieni polmoni.

Il libro di cui vi parlo oggi è un romanzo di formazione ambientato in India e benché l'autore non si perda in troppe descrizioni, sembra di essere veramente in quei luoghi. Te li fa vivere. 
Siddhartha è un ragazzo pieno di domande, alla ricerca di qualcosa di grande. Si ritrova a vivere le più disparate esperienze prima di riuscire a trovare ciò che stava cercando.
Fa esperienza del bene, del male. Non si risparmia. Si perde, ritrova e giudica aspramente, ma poi capisce che tutto ciò che ha fatto, tutte le esperienze che lo hanno portato al punto in cui si trova adesso sono state essenziali al fine di trovare le tanto agognate risposte alle sue domande.  Senza di esse non ci sarebbe riuscito. Questo romanzo racconta della sua crescita spirituale ed è di una bellezza disarmante e commovente.

Potrei definirlo tranquillamente un romanzo di ricerca. È perfetto per tutti coloro i quali reputano essenziale curare la propria interiorità, per chiunque si senta un po' come lui: un ricercatore di verità. Per chiunque aneli a una crescita spirituale sempre maggiore. È sorprendente quanto ci si possa rivedere in lui. Direi che Siddhartha rappresenta veramente tutti quanti noi. Il nostro lato interiore, quello più intimo e in alcuni nascosto.

Ve ne consiglio la lettura, convinta che la penna sapiente di questo immenso autore vi rubi il cuore e vi regali gioia durante il corso di tutta la lettura.

Ora vi lascio agli estratti e vi do appuntamento alla prossima recensione.

Con affetto,

S.

Egli uccideva i propri sensi, uccideva la propria memoria,
sgusciava dal proprio Io in mille forme estranee, era bestia, era carogna,
era pietra, era legno, era acqua e ogni volta si ritrovava al risveglio -
splendesse il sole oppure la luna -, era di nuovo Io, rientrava nel ciclo
dell'esistenza, sentiva sete, superava la sete, sentiva nuova sete.

L'amore si può mendicare, comprare, riceverlo in dono,
si può trovarlo per caso sulla strada, ma non si può estorcere.

"La maggior parte degli uomini, Kamala, sono come una foglia cadente,
che si libra e si rigira nell'aria e scende ondeggiando al suolo.
Ma altri, pochi, sono come gli astri, che vanno per un loro corso preciso,
e non c'è vento che li tocchi, hanno in se stessi la loro legge e il loro cammino."

Siddhartha era caduco, caduco in ogni forma. Ma oggi egli era
giovane, era un bambino, il nuovo Siddhartha,
ed era pieno di gioia.

E ora, risvegliato, guardava il mondo come un uomo nuovo.

[...] mai aveva percepito in modo così intenso e bello la voce e 
il significato allegorico dell'acqua che passa. Gli pareva che il fiume
avesse qualcosa di speciale da dirgli, qualcosa che egli non sapeva ancora,
qualcosa che aspettava proprio lui.



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