Avete presente quel momento in cui state osservando i vostri libri per scegliere il prossimo da leggere?
Quel momento in cui aspettate che uno di loro vi chiami a gran voce?
E quello in cui realizzate che il libro che tanto vi reclama...è ancora tra gli scaffali di una libreria?
Bene. È esattamente ciò che mi è successo la scorsa estate: malgrado avessi libri ancora da leggere, ce n'era solo uno che gridava il mio nome e non lo avevo in casa.
In quei momenti l'unica cosa possibile da fare è uscire, sfidare anche il caldo più bollente e correre in libreria.
Il libro in questione è "Il cammino di Santiago" di Paulo Coelho.
Credo non ci sia bisogno di alcuna presentazione, ma Paulo Coelho è uno scrittore e poeta brasiliano, noto in particolare per "L'Alchimista" e il libro che ho scelto fu il primo che pubblicò.
Si tratta di una storia autobiografica: racconta, a mo' di diario, del suo viaggio di pellegrinaggio sulla strada che porta a Santiago de Compostela, una rotta antica che risale al medioevo.
Coelho afferma di far parte di un ordine RAM che si occupa di rituali magici, denominati "riti della Tradizione".
Egli era arrivato ad un passo per concludere il suo percorso per diventare mago: gli mancava solo di ottenere la spada necessaria per il rituale finale, ma al momento di prenderla il maestro decise che non era pronto e che l'avrebbe ottenuta solo se avesse intrapreso il Cammino di Santiago. La spada lo avrebbe atteso al termine di quel percorso.
Da quel momento in poi sarebbe stato accompagnato da una guida, Petrus.
Il viaggio è ricco d'insegnamenti, di esercizi che fanno parte dei rituali della Tradizione, di sconforto, dubbi, speranze, paure, demoni da sconfiggere, di prove da superare, di tenacia, di cambiamenti interiori e di fede. Quella vera. Quella che ti porta ad aver fiducia e a non arrenderti, anche se ne avresti tutta la voglia del mondo.
Parla di un percorso che gli ha fatto individuare lo scopo per il quale è nato: fare lo scrittore.
La sua forma diaristica e la presenza di molti dialoghi rendono la lettura piacevole e scorrevole. È uno di quei libri che non si fatica a terminare nell'arco di pochissimi giorni. Si viaggia insieme a lui, grazie alle sue descrizioni non troppo minuziose e alla sua capacità di far 'vivere' ciò che si legge.
Dopo averlo finito, ho capito il perché mi chiamasse così tanto. Credo che nessun libro capiti nella vita di una persona per caso. Io non stavo percorrendo le vie del cammino di Santiago, ma stavo facendo un cammino interiore ugualmente profondo.
Ho trovato questo libro molto coinvolgente ed emozionante. Ciò che lo rende speciale è proprio questo: sono riuscita a provare ogni singola emozione descritta dall'autore. Io mi sentivo lì, insieme a lui e a Petrus. Quante volte avrei voluto aiutarlo nei momenti di sconforto e quante altre avrei voluto porre delle domande alla guida.
Amo la semplicità della sua scrittura: è in grado di raggiungere e fare appassionare chiunque.
Ho trovato questo libro molto coinvolgente ed emozionante. Ciò che lo rende speciale è proprio questo: sono riuscita a provare ogni singola emozione descritta dall'autore. Io mi sentivo lì, insieme a lui e a Petrus. Quante volte avrei voluto aiutarlo nei momenti di sconforto e quante altre avrei voluto porre delle domande alla guida.
Amo la semplicità della sua scrittura: è in grado di raggiungere e fare appassionare chiunque.
Ne consiglio la lettura a tutti, soprattutto a chi crede nell'importanza di un percorso interiore.
Voi lo avete letto? Vi è piaciuto?
"Il primo sintomo del fatto che stiamo uccidendo i nostri sogni è la mancanza di tempo,"
continuò Petrus. "Le persone più occupate che ho conosciuto nella mia vita erano sempre
stanche: non si rendevano conto del poco lavoro che dovevano portare a termine, e si lamentavano continuamente che il giorno era troppo corto. In realtà, avevano paura di combattere
il Buon Combattimento.
"Il secondo sintomo della morte dei nostri sogni sono le nostre certezze. Poiché non vogliamo
considerare l'esistenza come una grande avventura da vivere, cominciamo a giudicarci saggi,
giusti e corretti in quel poco che chiediamo a essa. Guardiamo al di là delle mura del nostro
'giorno per giorno' e percepiamo il rumore delle lance che si spezzano, l'odore del sudore e
della polvere, le grandi cadute e gli sguardi assetati di conquista dei guerrieri. Sfortunatamente
non avvertiamo mai la gioia, l'immensa gioia che c'è nel cuore di chi sta lottando: a questi
uomini non importano né la vittoria né la sconfitta, ma solo combattere il Buon Combattimento.
"Infine, il terzo sintomo della morte dei nostri sogni è la pace. La vita comincia ad essere un
pomeriggio domenicale: non ci chiede grandi cose, né esige più di quanto noi vogliamo dare.
Pensiamo allora di essere maturi: accantoniamo le fantasie dell'infanzia, e arriviamo alla nostra
realizzazione personale e professionale. Ci sorprendiamo quando qualcuno della nostra età dice
che vuole ancora questo o quello dalla vita. Ma in realtà, nel più profondo del nostro cuore,
sappiamo che abbiamo semplicemente rinunciato a lottare per i nostri sogni, a combattere
il Buon Combattimento." [...]
"Quando rinunciamo ai nostri sogni e troviamo la pace," disse, dopo un po' di tempo, "abbiamo un
breve periodo di tranquillità. Ma i sogni morti iniziano a imputridire dentro di noi infestando tutto
l'ambiente in cui viviamo. Cominciamo col divenire crudeli con coloro che ci circondano, e finiamo
per dirigere questa crudeltà verso noi stessi."
continuò Petrus. "Le persone più occupate che ho conosciuto nella mia vita erano sempre
stanche: non si rendevano conto del poco lavoro che dovevano portare a termine, e si lamentavano continuamente che il giorno era troppo corto. In realtà, avevano paura di combattere
il Buon Combattimento.
"Il secondo sintomo della morte dei nostri sogni sono le nostre certezze. Poiché non vogliamo
considerare l'esistenza come una grande avventura da vivere, cominciamo a giudicarci saggi,
giusti e corretti in quel poco che chiediamo a essa. Guardiamo al di là delle mura del nostro
'giorno per giorno' e percepiamo il rumore delle lance che si spezzano, l'odore del sudore e
della polvere, le grandi cadute e gli sguardi assetati di conquista dei guerrieri. Sfortunatamente
non avvertiamo mai la gioia, l'immensa gioia che c'è nel cuore di chi sta lottando: a questi
uomini non importano né la vittoria né la sconfitta, ma solo combattere il Buon Combattimento.
"Infine, il terzo sintomo della morte dei nostri sogni è la pace. La vita comincia ad essere un
pomeriggio domenicale: non ci chiede grandi cose, né esige più di quanto noi vogliamo dare.
Pensiamo allora di essere maturi: accantoniamo le fantasie dell'infanzia, e arriviamo alla nostra
realizzazione personale e professionale. Ci sorprendiamo quando qualcuno della nostra età dice
che vuole ancora questo o quello dalla vita. Ma in realtà, nel più profondo del nostro cuore,
sappiamo che abbiamo semplicemente rinunciato a lottare per i nostri sogni, a combattere
il Buon Combattimento." [...]
"Quando rinunciamo ai nostri sogni e troviamo la pace," disse, dopo un po' di tempo, "abbiamo un
breve periodo di tranquillità. Ma i sogni morti iniziano a imputridire dentro di noi infestando tutto
l'ambiente in cui viviamo. Cominciamo col divenire crudeli con coloro che ci circondano, e finiamo
per dirigere questa crudeltà verso noi stessi."
Eccomi! Sono la prima?
RispondiEliminaQuando ho visto "Il cammino di Santiago" in libreria, avevo già letto alcuni lavori di Coehlo (tra l'altro ho la tua stessa versione con copertina celebrativa). All'epoca non avevo la maturità necessaria per entrare nel vivo di ogni riga ma mi ha conquistata lo stesso, prendendomi in un momento in cui ero troppo piccola e fragile: mi ha fatto capire che anche io posso essere "guerriero" e anche io posso "scalare quella montagna"! (Ovviamente va da sé che "Il guerriero della luce" è un libro che segue a ruota ;) )
Un bacio, Giusy
Ciao Giusy!! Quello che ti ha insegnato è qualcosa, a mio avviso, di molto importante e bello. Qualcosa di cui in molti si dimenticano, finendo per pensare con rassegnazione a come vorrebbe che fosse la loro vita senza rendersi conto che sono sempre in tempo per "scalare quella montagna".
EliminaSai che io non ho ancora letto "Il guerriero della luce"? Ma rimedierò!!! ;)
Un bacio grande,
Stefy
E io sono la seconda! Facciamo a gara, vedi?
RispondiEliminaIl lavoro mi ha preso proaticamente fino a mezz'ora fa, ma non vedevo l'ora di esserci, qui da te, a far esordire questo Blog, dal titolo così accattivante...
Ma non parlerò del libro, perché non lo conosco, e penso che ascolterò il tuo consiglio e lo metterò nella lista delle opere da visitare, al più presto. Anche perché io ci sono passata, tre anni fa, sulla via di Compostela, solo passata, di sfuggita, ma con una certa emozione, quando sono scesa dalla macchina e la curiosità si è trasformata magicamente in partecipazione (ero in viaggio per Bilbao).
Parlerò invece di tre verbi che hai usato, nell'introduzione: uscire, sfidare, correre.
Tu sai forse quanto io mi sia impegnata a proposito del Libro, inteso come Libro Vero, stampato, antichissimo, durevole, e quanto ritenga esiziale, velenosa, la concorrenza in molta parte modaiola e superficiale oggi del libro "finto", quello elettronico, effimero, consumistico.
Perché è vero che il "libro" è prima di tutto il suo "contenuto", ma è anche vero che esso, la sua vitalità, la sua consistenza, la sua importanza nel costituire e depositare memoria, memoria non volatile, per l'Umanità, sta nell'oggetto, così come esiste ormai da secoli.
E risiede anche negli atti che noi compiamo, in relazione ad esso. Che sono atti d'amore, essenzialmente.
Vedi, la differenza è chiarissima: con un telefonino, senza staccare il culo dal divano, senza mettere il naso fuori di casa, senza osare il minimo impegno, in pochi secondi possiamo "scaricare" (e già questo è un verbo ben significativo: scaricare, come vuotare un bidone di carta straccia in discarica) un contenuto, destinato forse ad essere letto, una volta, più o meno distrattamente, così come si titilla il telefonino per scorrere una lista social. Quello che non sappiamo, o facciamo finta di non sapere, di non capire, è che in quel preciso istante noi contribuiamo a demolire un altro frammento della catena miracolosa che finora ha reso possibile l'esistenza del Libro, e della Conoscenza che ne deriva, spina dorsale dell'intera nostra Civiltà.
Per contrasto, ecco, vedi, così splendidamente espresso nella tua introduzione (quando dico che tu hai il dono intuitivo della sintesi!), come quell'atto che è prima di tutto desiderio porti ad una catena di azioni assolutamente vitali, positive, di conquista:
USCIRE: certo, perché per amare occorre uscire da sé stessi, occorre non rimanere rinchiusi, ma cercare la luce, volere la luce, volere l'incontro...
SFIDARE: perché ogni amore è una sfida, occorre sfidare e sfidarsi, le convenzioni, la pigrizia, le mode, i pregiudizi: occorre liberarsi, sentirsi liberi, prima di tutto, per essere liberi.
CORRERE: perché in amore ogni attimo è prezioso, ogni istante ha valore, non è una variabile futile, da infilare tra una telefonata al droghiere e una twittata. Ogni amore è dedizione, e la dedizione si nutre di tempo.
Ecco, questo, secondo me, è il grande valore che ha oggi, specialmente oggi, l'atto stesso di "scomodarsi" per recarsi in libreria ad acquistare un Libro da leggere e poi da conservare gelosamente nella propria biblioteca personale.
Ognuno di questi apparentemente minimi atti contribuisce a salvare un pezzo della catena cui alludevo poco sopra: scrittura, edizione, stampa, distribuzione, libreria, biblioteca...
Grazie per esserci, Stefania, e grazie per l'opportunità che mi hai offerto, ospitandomi qui da te, di esprimere ancora una volta questi concetti!
A presto
Un abbraccio, di cuore
Marianna
Sono io che ringrazio te. Non solo per le belle parole che mi riservi sempre, ma anche per i meravigliosi spunti di riflessione che offri nei tuoi commenti. È un piacere ospitarti!!! :)
EliminaTu lo sai: io sono una fan della carta. Amo sfogliare un libro, toccarlo, odorarne le pagine, riporlo in una libreria o su di una mensola, sottolinearlo, viverlo...e a distanza di tanti anni, vedere i profili delle sue pagine ingiallire. Sono tutte cose che con i libri "virtuali", seppur "salva spazio" e comodi da portare con sé, non potrei mai avere e mi mancherebbero.
Poi che bello sapere che i miei libri potranno essere tramandati di generazione in generazione, senza la paura che vengano persi non appena l'ebook si rompe!!! Lo so...sono la solita romantica!! eheh
La tecnologia è bella, ma a volte la trovo troppo fredda e i libri con il freddo non hanno niente a che vedere.
Ti abbraccio fortissimo!!!!
Stefy
Ps: fammi sapere cosa ne pensi di questo libro, se deciderai di leggerlo!!!
Bacioni :)
Non posso evitare di rispondere, anche se sembra poi un dialogo troppo prolungato tutto tra noi, perché hai coniato un'espressione STUPENDA, perfetta, che mi annoterò per la mia piccola personale battaglia per il "libro libero, libro vero":
Elimina"i libri con il freddo non hanno niente a che vedere"
Non si potrebbe dire nulla di più, né meglio!
A presto cara!
Mari
Ti ringrazio, carissima Mari!!!
EliminaTi mando un bacione,
a prestissimo!!
Stefania
che libro carinooo per non parlare della copertina e fantastica
RispondiEliminaQuesta copertina è a dir poco splendida, concordo!!! :D
EliminaUn bacione!!!