Hermann Hesse: Favola d'amore

Nel periodo di Natale, tra un regalo e l'altro per i miei cari, ho fatto un bel bottino di libri. 

Tra le mensole della libreria ce ne stava uno particolarmente vivace che non smetteva di osservarmi mentre facevo la fila alla cassa. 

Uno sguardo, poi un altro, poi (finta) indifferenza e poi un altro sguardo ancora.

Cavoli. 

Al diavolo la fila, dovevo sfogliarlo e vedere cosa aveva da dirmi.

Inutile dire che dopo pochi secondi mi sono ritrovata con lui in mano pronta a pagare.

Il seduttore della situazione è un libro del per me immenso Hermann Hesse, "Favola d'amore".

Hesse non ha bisogno di presentazioni, ma due cenni sono doverosi. Premio Nobel per la letteratura nel 1946, autore del celeberrimo romanzo "Siddhartha", scrittore, poeta, filosofo, aforista e come se non bastasse anche pittore. Insomma, una figura illustre del panorama artistico e culturale tedesco.

"Favola d'amore" fu scritta nel 1922, successivamente alla pubblicazione di "Siddhartha". La sua storia è veramente romantica, in quanto la scrisse per la donna di cui era innamorato e che due anni dopo convolò a nozze con lo scrittore. La donna in questione non poteva non essere che un'artista. Si tratta, infatti, della cantante lirica Ruth Wenger. 

La favola che ha scritto è lieve, delicata, ricca di simbolismi e dell'influenza della sua passione per le tradizioni indiane. È talmente breve che riuscire a parlarvene senza svelarvi praticamente tutto è un po' dura, lo confesso. Per cui vi dirò semplicemente che è la storia di Pictor, un uomo ancora ingenuo e inesperto che viene come sorpreso dalla bipolarità di ogni cosa vivente. Cede alla tentazione di trasformarsi in qualcosa che lui reputa migliore di sé, qualcosa che pensa possa fargli trovare la felicità, ma presto dovrà ricredersi e scoprire che la felicità invece è... basta! Non dico altro!! Anzi, solo una cosa: il finale non è così banale come forse posso far pensare. Leggere per credere. Sono dispettosa, lo so! Oramai lo sapete, a me piace darvi il "la" e far continuare a voi la melodia. Hesse diceva che andrebbe letta ad alta voce, perché è per questo che è nata.

Il libro lo trovo fantastico!!! Si apre con la riproduzione del manoscritto originale che l'autore aveva donato alla sua amata. È magnifico, che ve lo dico a fare? Poi prosegue con la favola (con testo originale a fronte) e si chiude con una interessante nota di Volker Michels.

Se ve lo consiglio? Assolutamente si!!!
È perfetto anche per chi vuole ragionare, perché si è una favola, ma proprio per questo ha in sé tante piccole perle su cui fermarsi a riflettere.

Si legge molto velocemente. Se siete dei romantici potete anche farne dono alla persona che risiede nel vostro cuore, perché non prendere esempio da Hesse? Sono certa che il dono verrà assai gradito.

Già, sono un'inguaribile romantica!!! 

Ma ora basta parlare, vi lascio alle citazioni.

A presto,

S.

Pictor scorse un uccello sull'erba posato e di luminosi colori

ammantato, di tutti i colori il bell'uccello sembrava dotato. Al

bell'uccello variopinto egli chiese: "Uccello, dove è dunque la felicità?"
"La felicità?" disse il bell'uccello e rise con il suo becco dorato,

"la felicità, amico, è ovunque, sui monti e nelle valli,

nei fiori e nei cristalli."

Lui invece, l'albero Pictor, rimaneva sempre lo stesso, non poteva

più trasformarsi. Dal momento in cui capì questo,

la sua felicità svanì: cominciò a invecchiare e assunse sempre più

quell'aspetto stanco, serio e afflitto, che si può osservare in molti

vecchi alberi.

"Ritorna in te! Ricordati in questa ora di tutta la tua vita,

trovane il senso, altrimenti sarà troppo tardi e non ti sarà

più data alcuna felicità".